Archivio | ottobre, 2013

Klimt: Le tre età della donna alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma

30 Ott

Forse non tutti sanno che… Le tre età della donna di Gustav Klimt è conservata alla GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Il quadro è una rivisitazione, in chiave simbolica, delle tre fasi della vita femminile: l’infanzia, la maternità e l’inevitabile declino della vecchiaia.

Questo dipinto è una delle poche opere presenti in Italia di Gustav Klimt, il celebre pittore austriaco che fu il primo e più prestigioso protagonista del movimento secessionista viennese. Tale posizione lo vide impegnato nell’organizzazione di mostre e nella realizzazione di manifesti e allestimenti, fu anche particolarmente attivo nella collaborazione al Ver sacrum, la rivista ideologia del movimento.

Nel 1911, nell’ambito delle celebrazioni per il cinquantenario dell’Unità d’Italia, fu organizzata una mostra internazionale e in quest’occasione Le tre età della donna di Klimt fu acquistato dallo Stato Italiano, che la destinò appunto alla Galleria d’Arte Moderna romana, da poco istituita.

  • Categoria – Dipinto
  • Inventario – 951
  • Materia e tecnica – olio su tela
  • Autore – Klimt, Gustav
  • Dimensioni – 171×171 cm
  • Datazione – 1905
  • Provenienza – 1911, acquisto all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma

Si tratta di un’opera della maturità di Klimt: le figure sono asciutte, sintetiche ed il decorativismo geometrico si materializza in forme che ricordano sete raffinate e pietre preziose.

Sulla grande tela quadrata Klimt spartisce lo spazio in un fondale orizzontale ribassato e luccicante, addossato al buio che si apre al di là di esso, mentre le figure sono strette in un angusto spazio decorativo al  centro del quadro. Il tema è una rivisitazione, in chiave simbolica, delle tre fasi della vita femminile: l’infanzia,la maternità e l’inevitabile declino della vecchiaia. Il diverso sentimento della vita è suggerito dalle posizioni assunte dalle figure e dalla scelta di rappresentarle nude su vari livelli di un fondo privo di dati naturalistici. Il pittore ritrae la vecchia di profilo, per evidenziare, attraverso un forte realismo del modellato, la deformazione provocata dal tempo sul corpo. La rinuncia ad aprire gli occhi sulla realtà, l’impotenza di fronte a quello che riserva il futuro si manifesta nel gesto disperato di coprirsi il volto con le mani. La giovane madre invece si offre frontalmente alla visione, in contrasto con l’altra figura: il nudo risulta piatto nel rilievo e luminoso nella colorazione quasi ad evocare una dimensione sacra, una allusione alla maternità della Madonna a cui sembra riferirsi anche il coronamento di fiori collocato sulla testa; un serpente stilizzato, mimetizzato con il drappo trasparente avvolto intorno alle gambe, indica il male sempre in agguato, il pericolo incombente in ogni momento della vita. La bimba, infine, assorbita totalmente nella figura materna, è ritratta di tre quarti con il corpo paffuto e arrotondato, abbandonata in un sonno profondo.

Fonte del testo: Copyright 2010 Soprintendenza alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea

Vedi anche:

 

Il ponte della Musica-Armando Trovajoli a Roma

29 Ott

Il ponte della Musica-Armando Trovajoli è un ponte di Roma che sovrappassa il Tevere tra i quartieri Della Vittoria e Flaminio; sospeso tra il lungotevere Flaminio e quello Cadorna, il ponte collega l’auditorium Parco della Musica, il parco di villa Glori, il museo del MAXXI e il teatro Olimpico con il complesso sportivo del Foro Italico, lo spazio verde di Monte Mario, il museo del Genio e l’auditorium della Rai.

Realizzato in acciaio e cemento armato, è riservato all’uso ciclabile e pedonale, nonché per il trasporto pubblico; inaugurato nel maggio 2011 come ponte della Musica, a due anni di distanza è stato intitolato alla memoria di Armando Trovajoli, assumendo l’attuale denominazione.

Benché la realizzazione di un’opera del genere fosse già prevista nel piano regolatore della Capitale del 1929, è solo dopo settant’anni che viene dato il via all’iter del progetto.
È infatti il 2000 quando viene bandito un concorso internazionale per il disegno del ponte, vinto dallo studio londinese Buro Happold e dall’ingegner Davood Liaghat, assieme a Kit Powell-Williams Architects; il progetto definitivo vede inoltre lo sviluppo da parte della Società di Ingegneria Carlo Lotti & Associati di Roma, e l’assegnazione congiunta della progettazione esecutiva alla ATP Mario Petrangeli & Associati e allo Studio Biggi-Guerrini. La realizzazione è stata invece appannaggio del Consorzio Stabile Consta, eseguita dall’impresa Mattioli, per un costo totale di circa 8 milioni di euro.
L’opera era immaginata da principio per l’uso esclusivo pedonale, e solo successivamente è stata modificata per consentire anche il transito ciclabile e di mezzi pubblici ecologici, come tram e autobus elettrici.
La costruzione, iniziata nel 2008, si è conclusa nel 2011.
A seguito della scomparsa del compositore romano Armando Trovajoli nel febbraio del 2013, il 30 maggio dello stesso anno il suo nome è stato affiancato a quello della struttura, col ponte che ha così assunto l’odierna denominazione.

Il ponte, con un design dal gusto contemporaneo, unisce nella costruzione materiali diversi come l’acciaio, il calcestruzzo ad alta resistenza, il cemento armato e il legno. Si presenta con una struttura ad arco, lunga 190 metri, che raggiunge una larghezza massima di 22 nella zona centrale e di 14 alle due estremità.
La maggiore caratteristica architettonica dell’opera è ravvisabile nei due grandi archi ribassati in acciaio – lievemente inclinati verso l’esterno – che cingono e sorreggono l’impalcato metallico; tra di essi, inoltre, è assente un collegamento orizzontale nella zona sovrastante: questa soluzione stilistica ha permesso di conferire una particolare leggerezza d’insieme al ponte, oltreché di “separare” la corsia carrabile centrale dai due percorsi pedonali che ai lati si affacciano sul Tevere.
Il calcestruzzo armato è usato per le imposte degli archi, che si sviluppano fino al suolo e qui rimandano le spinte dei due elementi. I piedritti alla base inglobano le scale di collegamento al piano calpestabile, e d’accesso alle rive del fiume.[2] La passerella centrale del ponte, che permette il passaggio di ciclisti e mezzi pubblici, ha una pavimentazione in asfalto; i due calpestizi laterali, adibiti prettamente al passaggio pedonale, sono invece ricoperti con doghe di legno che poggiano direttamente sulla struttura d’acciaio.
Il progetto esecutivo dell’opera ha previsto una modifica dello schema strutturale senza alterare in alcun modo la geometria e le forme pensate dall’architetto Powell. Il ponte si presenta infatti, nella nuova configurazione, con uno schema a spinta eliminata per mezzo di stralli precompressi posti all’interno dell’impalcato. Al fine di ridurre gli effetti dell’azione sismica, la spalla del ponte lato piazza Gentile da Fabriano (spalla sinistra) è stata inoltre isolata alla base per mezzo di isolatori sismici.

Fonte: Wikipedia

I colori dell’anima: Modigliani al cinema

29 Ott

i-colori-dell039anima-modigliani-film-poster-hd-andy-garcia-elsa-zylberstein-omid-djalili-smallI colori dell’anima – Modigliani (titolo originale: Modigliani) è un film del 2004 scritto e diretto da Mick Davis. Il film è una coproduzione di USA, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Romania.

Il film è una versione molto romanzata dell’ultimo periodo della vita di Modigliani. Quasi interamente girato in Romania, si avvale delle scenografie (pittoresche ma con qualche imprecisione) degli italiani Marchione e Forletta.

Interpreti e personaggi

  •     Andy Garcia: Amedeo Modigliani
  •     Elsa Zylberstein: Jeanne Hébuterne
  •     Omid Djalili: Pablo Picasso
  •     Eva Herzigová: Ol’ga Chochlova
  •     Hippolyte Girardot: Maurice Utrillo
  •     Udo Kier: Max Jacob
  •     Susie Amy: Beatrice Hastings
  •     Peter Capaldi: Jean Cocteau
  •     Miriam Margolyes: Gertrude Stein

Incongruenze storiche

Come in tutte le biografie romanzate, il film non è certo privo di errori, storici e non. Eccone alcuni.

  •     Fu alla nascita dello stesso Amedeo che avvenne il pignoramento (causa bancarotta ) dei beni di famiglia da parte delle autorità -col conseguente episodio degli oggetti accumulati sul letto della puerpera-, e non alla nascita di un fratellino come la presenza del “piccolo” Modigliani e la rievocazione del “grande” lasciano supporre.
  •     Modigliani e Jeanne si conobbero nel 1917, ma nel film l’incontro è posticipato al 1919.
  •     La presunta rivalità tra lui e Picasso non è mai stata provata con certezza.
  •     Al concorso finale, l’unica opera non fittizia visibile nel film è il Bue squartato di Soutine, che però fu realizzato ben tre anni dopo, nel 1923; tutti gli altri quadri sono inventati.
  •     Oltre che con Utrillo, Modigliani fu grande amico anche di Soutine, Rivera, Kisling, Foujita, Brâncuşi, Chagall e molti altri; ma nel film, tranne che col primo, con gli altri appare molto distaccato se non addirittura in urto, mentre gli ultimi non sono neppure presenti o nominati.
  •     Modigliani viene mostrato solo come pittore, mentre è noto che fosse anche un ottimo scultore.
  •     La personale alla Galerie Berthe Weill ebbe luogo nel novembre 1917, quindi prima del soggiorno nizzardo dell’artista; ma nel film, la prima è successiva al secondo.
  •     Leopold Zborowski era anche un poeta e letterato di origine polacca, e non solo un mercante d’arte come suggerito nel film. Della di lui moglie Hanka, più volte ritratta da Modì, nel film non v’è traccia.
  •     Beatrice Hastings, prima compagna di Modigliani a Parigi, era una poetessa e giornalista, e non una arrogante e viziata ereditiera come mostrato nel film.
  •     Modigliani e Jeanne ballano per strada al suono di La vie en rose di Edith Piaf: cosa impossibile, giacché la canzone risale agli anni quaranta.
  •     Inoltre, Modigliani entra in scena fischiettando (e lo ripeterà altre volte) l’Inno di Mameli, che all’epoca non era ancora Inno Nazionale, ma solo una canzone patriottica.
  •     Modigliani conobbe Renoir intorno al 1915, e senza l’intermediazione di Picasso come mostrato nel film; per di più, in quel periodo il grande pittore viveva sulla Costa azzurra, e non nella lussuosa villa alle porte di Parigi mostrata nel film.
  •     Da alcune battute, si comprende come Picasso sia già un pittore affermato e assai ricercato sul mercato, cosa che invece avverrà solo alcuni anni dopo i fatti narrati.
  •     Nel film si nota ripetutamente che Picasso dipinge e scrive con la mano destra, mentre è noto che fosse mancino.

Film su Amedeo Modigliani

  • Montparnasse di Jacques Becker (1958)
  • Modì di Franco Brogi Taviani (1990
  • I colori dell’anima – Modigliani di Mick Davis (2005)

Fonte: Wikipedia

Vedi anche:

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Lawrence Alma-Tadema in mostra al Chiostro del Bramante

28 Ott

Il Chiostro del Bramante dedicherà una mostra a Lawrence Alma-Tadema dal 15 febbraio al 5 giugno 2014.

L’eleganza e la sensualità dei pittori dell’800 inglese giungono a Roma in un grande mostra dove ricerca estetica è la parola chiave degli artisti che hanno fatto della bellezza un principio assoluto e un’arte di vivere. La pittura diventa un sogno a occhi aperti.
Dopo il grande successo presso il Museo Jacquemart-André – Institut de France, arriva in Italia, a Roma, al Chiostro del Bramante la mostra Alma-Tadema e i pittori dell’800 inglese.

Dal 15 febbraio fino al 5 giugno 2014 il grande pubblico potrà scoprire i celebri artisti dell’Inghilterra della Regina Vittoria, nel XIX Secolo, tra cui Sir Lawrence Alma-Tadema (1836-1912), Sir Frederic Leighton (1830-1896), Edward Burne-Jones (1833-1898) e Albert Moore (1841-1893). Cinquanta opere raccontano come i pittori di quel periodo fossero accomunati dalla celebrazione del culto della bellezza: autentiche icone dell’arte britannica – come Le rose di Eliogabalo di Alma-Tadema, Ragazze greche raccolgono conchiglie di Frederick Leighton, Quartetto di musicisti di Joseph Moore, Andromeda di Edward Poynter -, le opere appartengono a una delle maggiori collezioni private di pittura vittoriana: la Collezione Pérez Simón.

La mostra permette di ammirare le opere di pittori come Lawrence Alma-Tadema, Edward Burne-Jones, John William Godward, Frederick Goodall, Arthur Hughes, Talbot Hughes, Frederic Leighton, Edwin Long, John Everett Millais, Albert Moore, Henry Payne, Charles Edward Perugini, Edward John Poynter, Dante Gabriel Rossetti, Emma Sandys, Simeon Solomon, John Strudwick, John William Waterhouse e William Clarke Wontner.

 

MAGGIORI INFORMAZIONI

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Musei Vaticani: ingresso gratuito e apertura straordinaria notturna 2014

28 Ott

Il calendario 2014 degli ingressi ai Musei Vaticani

APERTURA STRAORDINARIA NOTTURNA 2014

Occasione straordinaria per visitare i Musei Vaticani dopo il tramonto.
Tutti i Venerdì dal 2 Maggio al 25 Luglio e dal 5 Settembre al 31 Ottobre 2014 sarà possibile visitare i Musei Vaticani dalle ore 19:00 alle ore 23:00 (ultimo ingresso alle ore 21:30).

I settori visitabili saranno: il Museo Pio Clementino, il Museo Egizio, le Gallerie Superiori (Candelabri, Arazzi e Carte Geografiche), le Stanze di Raffaello, alcune sale dell’Appartamento Borgia, la Collezione Arte Religiosa Moderna, la Cappella Sistina.

È obbligatoria la prenotazione online.
L’uscita dalle sale di esposizione inizia mezz’ora prima dell’orario di chiusura.

INGRESSO GRATUITO

Ingresso gratuito ai Musei Vaticani l’ultima domenica del mese.
L’orario di ingresso è 9.00/12.30, uscita 14.00.
IN QUESTA OCCASIONE NON E’ POSSIBILE EFFETTUARE PRENOTAZIONE
Per prenotazioni dei Musei Vaticani in giorni con ingresso regolare CLICCA QUI

Calendario 2014 delle giornate con ingresso libero:
Domenica 26 gennaio 2014
Domenica 23 febbraio 2014
Domenica 30 marzo 2014
Domenica 25 maggio 2014
Domenica 27 luglio 2014
Domenica 31 agosto 2014
Domenica 28 settembre 2014
Domenica 26 ottobre 2014
Domenica 30 novembre 2014
Domenica 28 dicembre 2014

Come arrivare:

Dalla Stazione Termini
Metro Linea A direzione Battistini, fermate: Ottaviano-Musei Vaticani; Cipro (per entrambe 10 minuti a piedi).

Dall’Aeroporto Leonardo da Vinci (Fiumicino)
Treno Leonardo Express fino alla Stazione Termini e da qui seguire le stesse indicazioni per la metro Linea A.

Dall’Aeroporto di Ciampino
Pullman Terravision fino alla Stazione Termini e da qui seguire le stesse indicazioni per la metro Linea A. La corsa in taxi da entrambi gli aeroporti impiega all’incirca 40 minuti.

Metro
Linea A fermate: Ottaviano-S.Pietro-Musei Vaticani; Cipro (per entrambe 10 minuti a piedi).

Bus (fermate)
49, di fronte all’ingresso dei Musei
32, 81, 982, Piazza del Risorgimento (capolinea) (5 minuti a piedi)
492, 990, Via Leone IV / Via degli Scipioni (5 minuti a piedi).

Tram
19, Piazza del Risorgimento (5 minuti a piedi).

Taxi
Stazione taxi, Viale Vaticano (di fronte ingresso Musei Vaticani).

Automobile
Parcheggi a pagamento in Viale Vaticano e zone limitrofe.calendario2014

Musei Vaticani: apertura straordinaria notturna 2014

La tragica storia di Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani

22 Ott

HebuterneModiglianiJeanne Hébuterne (Meaux, 6 aprile 1898 – Parigi, 25 gennaio 1920) è stata una pittrice francese.
Cresciuta in una famiglia cattolica (il padre Achille Casimìr era un ebreo convertito), venne introdotta dal fratello André Hébuterne all’interno della comunità artistica di Montparnasse, divenendo una modella di Tsuguharu Foujita. La perfezione del suo viso, oltre ai bellissimi e lunghi capelli castano chiaro, le valsero il soprannome di noix de coco (noce di cocco).

Desiderosa di una carriera nelle arti, si iscrisse all’Académie Colarossi dove, nella primavera del 1917, conobbe Amedeo Modigliani con il quale andò a vivere e del quale divenne principale soggetto artistico.

Nell’estate del 1918, a causa delle precarie condizioni di salute di Modigliani affetto dalla tisi, la coppia si trasferisce a Nizza dove il 29 novembre nasce la loro figlia Jeanne. La permanenza in Costa Azzurra dura però meno di un anno e la primavera successiva, nonostante la salute di Modigliani peggiori rapidamente, i due tornano nuovamente a Parigi e vanno a vivere a Montparnasse in un atelier in rue de la Grande-Chaumière dato loro da Léopold Zborowski.

Una mattina del gennaio 1920 l’inquilino del piano sottostante controllò l’abitazione e trovò Modigliani delirante nel letto, attorniato da numerose scatolette di sardine aperte e bottiglie vuote, mentre si aggrappava a Jeanne, che era quasi al nono mese della seconda gravidanza. Venne convocato un dottore, ma c’era ormai poco da fare, poiché Modigliani era in preda a una meningite tubercolotica.

Ricoverato all’Hôpital de la Charité, in preda al delirio e circondato dagli amici più stretti e dalla straziata Jeanne, morì all’alba del 24 gennaio 1920. Alla morte di Modigliani ci fu un grande funerale, cui parteciparono tutti i membri delle comunità artistiche di Montmartre e Montparnasse.

Jeanne Hébuterne viene condotta nella casa paterna dai propri familiari ma, il giorno dopo, la giovane (al nono mese di gravidanza) si lancia dalla finestra dell’appartamento al quinto piano, morendo sul colpo.

I familiari di Jeanne, che disapprovavano la sua relazione con Modigliani, la tumularono nel cimitero di Bagneux dove rimase fino al 1930, quando la famiglia ne permise il trasferimento al cimitero Père Lachaise affinché venisse seppellita accanto all’amato. Il suo epitaffio recita: “Devota compagna sino all’estremo sacrificio”.

La loro figlia di soli 20 mesi, Jeanne Modigliani, venne affidata, in seguito alla morte dei genitori, alla nonna paterna Eugènie Garsin, che continuava a vivere a Livorno.

  • Negli anni novanta, la cantante francese Véronique Pestel le rese omaggio in una canzone a lei intitolata.
  • Jeanne è inoltre coprotagonista del film del 2005 I colori dell’anima – Modigliani, dove è interpretata dall’attrice Elsa Zylberstein.
  • Il cantautore Vinicio Capossela ha scritto una canzone intitolata Modì in cui racconta, dal punto di vista di Jeanne, la storia d’amore che lei ebbe con Modigliani.
  • Per la canzone “Dancing barefoot”, la poetessa e cantante americana Patti Smith dice di essersi ispirata alla tragica storia d’amore tra Modigliani e Jeanne Hébuterne.

(fonte: Wikipedia)

Di Amedeo Modigliani sono conservati a Roma alla GNAM:

  • Ritratto di Hanka Zborowska, 1917
  • Nudo sdraiato, 1918 – 1919

Vedi anche

Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti in mostra a Roma

22 Ott
Modigliani in mostra a Roma

Elvire con colletto bianco (Elvire con collettino)
Amedeo Modigliani
1917 o 1918
Olio su tela
Firmato in alto a destra, cm 92 x 65
© Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset

Dopo il grande successo a Milano, Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti arrivano a Roma: le opere della collezione Jonas Netter saranno esposte al Museo Fondazione Roma, Palazzo Cipolla.

Più di 120 le opere in mostra per ricostruire il percorso di questi artisti che vissero in un periodo affascinante della storia dell’arte nel quartiere di Montparnasse agli inizi del ‘900: Modigliani, Soutine, Utrillo, Suzanne Valadon, Kisling e molti altri.

DAL 14 NOVEMBRE 2013 AL 6 APRILE 2014

‘Queste opere non sono state mostrate al pubblico da più di settant’anni, e oggi ricompaiono come per magia, come uscite da un altro mondo’.
Con queste parole Marc Restellini, curatore della mostra ‘Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter’ dà il senso all’esposizione che si apre il 14 novembre 2013 nelle sale del Museo della Fondazione Roma, promossa da Fondazione Roma, Comune di Milano, Palazzo Reale, Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e del Polo Museale della Città di Roma e prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con la Pinacothéque de Paris.
Più di 120 le opere in mostra per ricostruire il percorso di questi artisti che vissero in un periodo affascinante della storia dell’arte nel quartiere di Montparnasse agli inizi del ‘900: Modigliani, Soutine, Utrillo, Suzanne Valadon, Kisling e molti altri.
Modigliani era sbarcato a Parigi nel 1906 sentendo che quello era il posto dove avrebbe potuto ‘salvare il suo sogno’. Va a vivere a Montparnasse che, in quegli anni, diventa il quartiere degli artisti; non solo pittori, ma anche scrittori, come Hemingway e Miller, intellettuali come Jarry e Cocteau, rifugiati politici come Lenin e Trockij.
I luoghi di incontro sono le trattorie a buon mercato e le bettole-cantine in cui si tira tardi parlando di arte e politica e non di rado le discussioni terminano in risse. Le condizioni di vita sono per tutti assai misere, ma è il fuoco sacro dell’arte, la consapevolezza che le loro opere stanno cambiando per sempre i canoni estetici, a dare la forza a Modigliani e compagni di andare avanti.
Se l’Impressionismo, pur avendo apportato una rivoluzione nel modo di dipingere, non usciva in fondo dai canoni del naturalismo, con i lavori di Modigliani, di Soutine, di Utrillo, l’arte diventa autonoma dal soggetto ritratto e dalle tradizioni culturali e artistiche dei paesi di provenienza dei singoli artisti, generando la prima vera rivoluzione nel mondo dell’arte e il ribaltamento dei canoni sino ad allora conosciuti. È in questo contesto – che di lì a poco verrà definito bohémien – che, come scrive il curatore Marc Restellini: ‘Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non è polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, è a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualità e i sogni propri a ciascuno di loro’.
E ancora: ‘Quegli anni corrispondono a un periodo d’emancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dell’arte. Ovunque in Europa era in corso una rivoluzione estetica, preludio a un’evoluzione dei costumi; ed è a Parigi, ‘l’unico luogo al mondo in cui la rivolta ha il diritto di cittadinanza’, prima a Montmartre e poi a Montparnasse, che quegli artisti – tutti ebrei – si sono ritrovati per tentare la sorte’. Ed ebreo era anche Jonas Netter, una figura importantissima per gli artisti in mostra, senza il quale molti tra loro non avrebbero avuto di che vivere e sostentarsi: il percorso espositivo, articolato in sei sezioni, mette a confronto i capolavori acquistati nell’arco della sua vita da Jonas Netter, che, affascinato dall’arte e dalla pittura, diventa un amateur illuminato e acuto riconoscitore di talenti, grazie all’incontro col mercante d’arte e poeta polacco Léopold Zborowski, anche egli ebreo.
Netter conosce Modigliani, Soutine, Utrillo ed entra in contatto con Valadon, Kisling, Krémègne, Kikoïne, Hayden, Ébiche, Antcher e Fournier. La loro produzione lo affascina e lo spinge a sostenerli generosamente e a comprare dal mercante i loro lavori: egli diventa quasi un “mecenate”, ispirato e geniale insieme tanto che, quando Modigliani è costretto a trasferirsi in Costa Azzurra a causa di problemi di salute, compra dal giovane italiano abbastanza tele da permettergli di affrontare il viaggio, durante il quale poi l’artista lavorerà intensamente. Di Modigliani Netter ammira l’originalità del genio creativo, ama profondamente i suoi volti femminili stilizzati su lunghi colli affusolati, come Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) del 1917-18 e Fillette en robe jaune (Portrait de jeune femme à la collerette) del 1917, entrambi esposti insieme a Portrait de Zborowski del 1916 e Portrait de Soutine, anch’esso realizzato nel 1916 dopo l’incontro tra i due artisti che stringono una solida amicizia, al punto che è proprio Modigliani a presentare a Netter Soutine. Di Chaim Soutine sono esposti in mostra oltre venti olii – una vera e propria mostra dentro la mostra – tra cui L’Homme au chapeau, L’Escalier rouge à Cagnes e La Folle.
Allo stesso modo Netter scopre i quadri del cosiddetto periodo bianco di Utrillo, soprattutto vedute, tra le quali in mostra Place de l’église à Montmagny, Église de banlieu e Rue Muller à Montmartre. Netter decide di proteggere questo eterno fanciullo disincantato, preda sin dall’adolescenza dei fumi dell’alcool, innamorato della madre, Suzanne Valadon, valente e originale pittrice, anche ella presente con le sue opere in mostra, come Ketty nue s’étirant o Église de Neyron.
Se oggi noi ammiriamo questi lavori come capolavori assoluti dell’arte, non dobbiamo dimenticare tuttavia che all’epoca in cui videro la luce venivano considerati veri e propri obbrobri. È per questo che l’intuizione di Netter appare una vera e propria profezia, oltre che un atto coraggioso e spesso disinteressato. Poco si sapeva di quest’uomo tale era la sua discrezione. Oggi, grazie al lavoro di ricostruzione di Restellini, possiamo farci un’idea del suo volto grazie al ritratto che gli fece, riconosciuto da vecchie fotografie familiari, Kisling, anch’esso in mostra.
E la leggenda vuole che sia stato proprio Modigliani a presentare Kisling a Netter. A causa del suo atteggiamento così discreto, di Jonas Netter non rimane nulla di personale. Tranne le opere che amò e collezionò e che anche noi oggi possiamo contemplare.

MAGGIORI INFORMAZIONI

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Maratona di Roma 2014: domenica 23 marzo

21 Ott

Maratona di Roma 2014Domenica 23 marzo 2014 torna a Roma la Maratona.

L’Italia Marathon Club, con la gestione tecnica e commerciale di Atielle Roma srl, organizza la XX edizione della Maratona di Roma.
La gara, inserita nel calendario internazionale IAAF (International Assocation Athletics Federation) – AIMS (Assocation of International Marathons and Distance Races) FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) – IPC (International Paralympic Committee) CIP (Comitato Italiano Paralimpico), si disputerà domenica 23 marzo 2014 alle ore 9.00, con partenza e arrivo in Via dei Fori Imperiali. La 20^ Maratona di Roma è certificata con la “Iaaf Road Race Gold Label”.
E’ inoltre prevista una corsa di 5 km non competitiva, la Fun Run.

La Maratona di Roma non è solo una gara per atleti con la “A” maiuscola. Come da tradizione, la grande festa che interessa tutta la città si completa con migliaia e migliaia di protagonisti della RomaFun – “La Stracittadina”, la prova non competitiva di 4,7km aperta a tutti.
Una passeggiata nel centro storico, completamente chiuso al traffico, per tutta la durata dell’evento, dove ciascuno può sentirsi protagonista insieme con la famiglia, i compagni di scuola, il proprio cane, sui pattini e così via.RomaFun – “La Stracittadina”, una delle corse amatoriali più partecipate al mondo, dà appuntamento a tutti al centro di Roma, subito dopo la partenza della Maratona di 42,195km.

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Capolavori dal Museo d’Orsay di Parigi in mostra al Complesso del Vittoriano nella primavera 2014

19 Ott

Dal 22 febbraio all’8 giugno 2014 il Complesso del Vittoriano presenta la grande mostra “Musée d’Orsay. Capolavori”. L’esposizione porta per la prima volta a Roma straordinarie opere realizzate tra il 1848 e il 1914 dai grandi maestri francesi, Gauguin, Monet, Degas, Sisley, Pissarro, Van Gogh, Manet, Corot, Seurat e molti altri, proponendo un percorso artistico che – attraverso una selezione di settanta opere – parte dalla pittura accademica dei Salon e attraversa la rivoluzione dello sguardo impressionista fino ad arrivare alle soluzioni formali dei nabis e dei simbolisti.

La storia delle avanguardie e della modernità sarà preceduta dall’inedito racconto di come una ex stazione ferroviaria nel cuore di Parigi sia divenuta uno dei musei più importanti al mondo. Dalle diverse origini delle sue collezioni alla costruzione dell’edificio per l’Esposizione Universale del 1900 fino alle trasformazioni successive, con una particolare attenzione al fondamentale lavoro di allestimento e museografia realizzato nel 1986 dall’architetto italiano Gae Aulenti, scomparsa l’anno scorso.

“Musée d’Orsay. Capolavori”, curata da Guy Cogeval e da Xavier Rey, è articolata in cinque sezioni: la prima è incentrata sull’arte dei Salon, nucleo originario della collezione, che viene posta a confronto diretto con l’allora emergente arte realista, al tempo disprezzata; il rinnovamento della pittura accademica da parte di artisti come Cabanel, Bouguereau ed Henner, che ottennero grande successo tra il 1860 e il 1870, si svolge parallelo alla nascita e all’affermarsi della pittura realista di Courbet.

La seconda sezione illustra i cambiamenti apportati alla pittura di paesaggio dalla Scuola di Barbizon, che danno inizio allo studio impressionista della luce. I pittori che popolano la foresta di Barbizon aprono la strada, attraverso le loro ricerche atmosferiche, al paesaggio impressionista, pur mantenendo nelle loro opere una certa poesia. È infatti proprio a Barbizon che Monet e il suo amico Bazille realizzano i loro primi capolavori e sperimentano quella decisiva frammentazione della pennellata che sarà a fondamento della resa della luce realizzata dagli impressionisti.

Seguirà quindi la sezione dedicata alla modernità ritratta dagli impressionisti. Malgrado il loro interesse per la resa degli effetti della luce en plein air, le loro opere non si limitano ai paesaggi di campagna e ai suoi piaceri. Al contrario, gli impressionisti cercano una corrispondenza tra la modernità della loro tecnica e i soggetti rappresentati. Parigi, simbolo d’eccellenza della trasformazione operata dall’industrializzazione e dal progresso della tecnica, offre loro molteplici e nuovi soggetti pittorici. “La nuova pittura”, come viene chiamato l’impressionismo, deve abbandonare i modelli antichi ereditati dal passato per stare al passo con l’accelerazione storica della civiltà del xix secolo.

La mostra seguirà poi l’evolversi del linguaggio pittorico della seconda metà dell’Ottocento nella sua declinazione simbolista. Questo movimento, difficile da descrivere potendo assumere numerose forme e occuparsi di diversi generi, come ritratti, scene di costume o paesaggi, testimonia un sentimentalismo insistito. Dopo aver a lungo meditato sulla lezione impressionista, i pittori che seguirono Gauguin a Pont Aven, in una Bretagna allora percepita ancora lontana dalle grandi trasformazioni del secolo, come il gruppo dei nabis, inventarono un nuovo registro di forme, dando alle loro opere un particolare contenuto emotivo.

Ed infine la mostra si concluderà con l’eredità lasciata dall’impressionismo, il cui valore postumo è immenso e quasi immediato. A partire dagli anni 1880 i pointillisti spingono al limite la separazione delle macchie cromatiche portata avanti dagli impressionisti. Alcuni impressionisti abbandonano il realismo, come Monet, i cui colori sono sempre più indipendenti dalla natura e stesi con un numero crescente di pennellate. L’abbandono della prospettiva è ormai definitivo e le sperimentazioni si moltiplicano, dal cloisonnisme di Gauguin ai nabis, che riaffermano la dimensione decorativa della pittura in opere di grande formato. In un certo senso si ritrova, grazie alla complessità delle nuove tecniche, la maestà e la grandezza della pittura classica e, allo stesso tempo, un’apertura alle avanguardie del XX secolo.

 

MAGGIORI INFORMAZIONI museoorsaymedio

M.U.Ro. Museo Urban di Roma: museo della Street Art a cielo aperto

19 Ott
M.U.Ro. – Museo Urban di Roma è il primo museo di Urban Art a Roma ed è il primo progetto di museo completamente integrato nel tessuto sociale, come la forma d’arte di cui si occupa: la Street Art.
Progetto di Mondopop a cura dell’artista David Vecchiato, è il primo museo di Urban Art a Roma. Museo di arte pubblica, M.U.Ro. nasce come progetto nel dicembre del 2010 e punta a conquistare una sede stabile e un festival annuale

Si trova nel quartiere Quadraro, incrocio tra il VI e il X Municipio del Comune di Roma.
In attesa di una piattaforma stabile M.U.Ro. nasce come museo all’aperto, una collezione di opere di Urban Artist di tutto il mondo realizzate per i cittadini nelle strade e in altri spazi del VI Municipio e del X Municipio del Comune di Roma.

L’idea alla base di M.U.Ro. è creare un museo a cielo aperto dove l’Arte Contemporanea avrà la possibilità di interagire quotidianamente coi cittadini, così come avviene ogni giorno nelle strade delle nostre città grazie alle opere di Street Art.
M.U.Ro. è mostre, installazioni, incontri, proiezioni, laboratori, corsi, giochi, feste, editoria, festival e molto altro.

Hanno partecipato finora:

Nicola Alessandrini (Italy)
Jim Avignon (Germany/USA)
Gary Baseman (USA)
Marco About Bevivino (Italy)
Zelda Bomba (France)
Alberto Corradi (Italy)
Fin Dac (UK)
Diavù (Italy)
Dilkabear (Kazakistan)
Ron English (USA)
Camilla Falsini (Italia)
Malo Farfan (Mexico)
Massimo Giacon (Italy)
Veks Van Hillik (France)
Buff Monster (USA)
Lucamaleonte (Italy)
Alice Pasquini (Italy)
Paolo Petrangeli (Italy)
Gio Pistone (Italy)
Irene Rinaldi (Italy)
Alessandro Sardella (Italy)
Mr. Never Satisfied (USA)
Beau Stanton (USA)
Mr. Thoms (Italy)
Zio Ziegler (USA)

Sito ufficiale

Qui la mappa

– Diavù “Quadraro People” (12/2010), via dei Lentuli
– Diavù “Art Pollinates Quadraro” (02/2011), via dei Lentuli

– Alice Pasquini “It’s a New Day” (03/2012), via Antinori
– Gary Baseman “Buckingham Warrior (for Q44)” (04/2012), Largo dei Quintili
– Marco About Bevivino, Alberto Corradi, Diavù, Massimo Giacon, Ale Giorgini, Irene Rinaldi  (11/2011 – 09/2012), Giardino dei Ciliegi @via Filippo Re
 Gio Pistone (06>10/2012), Tunnel del Quadraro @ via dei Lentuli
– Jim Avignon (07/2012), Grandma @ via dei Pisoni
– Zelda Bomba (08/2012), via dei Lentuli 
– Malo Farfan (10/2012), via dei Lentuli 
– Mr. Thoms (11/2012), Tunnel del Quadraro @ via Decio Mure
– Ron English (10/2013), Via dei Pisoni 89
– Beau Stanton (10/2013), Via dei Pisoni 69
– Alessandro Sardella (10/2013), Via dei Corneli 7
Lucamaleonte (04/2014), Via del Monte del Grano
Gio Pistone (05/2014), Vicolo dell’Acquedotto Felice (Gazebike al Parco di Tor Fiscale)

Diavù (05/2014), Vicolo dell’Acquedotto Felice (Gazebike al Parco di Tor Fiscale)
– Dilkabear & Paolo Petrangeli (05/2014), Via dei Lentul
– Camilla Falsini (05/2014), Largo dei Quintili (casetta ACEA)
Veks Van Hillik (08/2014), Via dei Quintili 165
– FIN DAC (09/2014), Via degli Ortenzi
– Omino 71 (03/2015), Via dei Lentuli
– Nicola Verlato “Hostia” (05/2015), Via Galeazzo Alessi 215
– Zio Ziegler & Never Dis (06/2015), Via degli Arvali
– Buff Monster (09/2015), Via dei Quintili 263

Vedi anche:

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