Forse non tutti sanno che… Ligabue, il celebre pittore naïf, ebbe una vita molto difficile e segnata dalla malattia mentale.
Antonio Ligabue nacque a Zurigo il 18 dicembre 1899 da Elisabetta Costa, originaria di Cencenighe Agordino, e da padre ignoto: venne registrato anagraficamente come Antonio Costa. Il 18 gennaio 1901 Bonfiglio Laccabue, emigrato in Svizzera dal comune di Gualtieri, sposò Elisabetta e il 10 marzo successivo riconobbe il bambino che assunse così il cognome del patrigno. Antonio, però, divenuto adulto, preferì, nel 1942, essere chiamato Ligabue (presumibilmente per l’odio che nutriva verso Bonfiglio, da lui considerato come l’uxoricida della madre Elisabetta, morta tragicamente nel 1913 insieme a tre fratelli in seguito a un’intossicazione alimentare)
Nel settembre del 1900 venne affidato agli svizzeri Johannes Valentin Göbel ed Elise Hanselmann che lo denunceranno varie volte per i suoi strani comportamenti. A causa delle disagiate condizioni economiche e culturali sono costretti a continui spostamenti: Ligabue rimarrà con i Göbel fino al 1919. Il carattere difficile e le problematicità di apprendimento lo portarono a cambiare scuola: prima a San Gallo, poi a Tablat e infine a Marbach da dove venne allontanato nel maggio del 1915 per cattiva condotta. Si trasferì quindi con la sua famiglia adottiva a Staad.
Tra il gennaio e l’aprile del 1917, dopo una violenta crisi nervosa, fu ricoverato per la prima volta in un ospedale psichiatrico a Pfäfers. Nel 1919, su denuncia della Hanselmann, venne espulso dalla Svizzera. Da Chiasso fu condotto a Gualtieri, luogo d’origine di Bonfiglio Laccabue ma, non sapendo una parola di italiano, fuggì tentando di rientrare in Svizzera. Riportato al paese, visse grazie all’aiuto dell’ospizio di mendicità Carri. Nel 1920 ricevette l’offerta di un lavoro presso gli argini del Po: proprio in quel periodo iniziò a dipingere. Nel 1928 incontrò Renato Marino Mazzacurati che ne comprese l’arte genuina e gli insegnò l’uso dei colori ad olio, guidandolo verso la piena valorizzazione del suo talento. In quegli anni si dedicò completamente alla pittura, continuando a vagare senza meta lungo il fiume Po.
Nel 1937 fu ricoverato in manicomio a Reggio Emilia per atti di autolesionismo. Nel 1941 lo scultore Andrea Mozzali lo fece dimettere dall’ospedale psichiatrico e lo ospitò a casa sua a Guastalla. Durante la guerra fece da interprete alle truppe tedesche. Nel 1945, per aver percosso con una bottiglia un militare tedesco, dovette rientrare in manicomio rimanendovi per tre anni. Nel 1948 si fece più intensa la sua attività artistica tanto che giornalisti, critici e mercanti d’arte si interessarono a lui. Nel 1957 Severo Boschi, firma de Il Resto del Carlino e il fotoreporter Aldo Ferrari gli fecero visita a Gualtieri: ne scaturì un servizio sul quotidiano con immagini tuttora celebri.
Nel 1961 si procedette all’allestimento della sua prima mostra personale alla Galleria La Barcaccia di Roma. Subì un incidente in motocicletta e l’anno successivo rimase vittima di una paresi. Nel 1963 Guastalla gli dedicò una grande rassegna antologica, organizzata dal gallerista e amico Vincenzo Zanardelli. Chiese di essere battezzato e cresimato: morì il 27 maggio 1965 all’età di 66 anni. Fu sepolto nel cimitero di Gualtieri e sulla sua lapide venne posta la maschera funebre in bronzo realizzata da Mozzali. Era denominato Al Matt (il matto) o Al tedesch (il tedesco).
Filmografia e musica
- Un primo documentario su Ligabue (Antonio Ligabue, pittore) fu realizzato nel 1965, l’anno della morte, da Raffaele Andreassi.
- Nel 1978 il regista Salvatore Nocita dedicò uno sceneggiato di tre puntate che narrava la vita di Ligabue, intitolato proprio Ligabue, che lo fece conoscere al grande pubblico; interpretò il pittore il trentenne Flavio Bucci. La serie completa è disponibile sul sito Rai.
- Augusto Daolio, dei Nomadi, gli dedicò una canzone intitolata Dammi un bacio, presente nell’album Gente come noi del 1991.
- Marco Ongaro, all’interno dell’album Dio è altrove (2002), ha inciso una canzone dedicata al pittore, Ligabue.
- La canzone Sfogati di Caparezza, contenuta nell’album Museica del 2015, è accomunata al quadro di Ligabue Testa di tigre sul libretto dei testi.
- La canzone “Il Rap Nel Mio Paese” di Fabri Fibra, tratta dall’album Squallor del 2015, nel verso «Artista come Ligabue, solista dal 2002» fa un riferimento al pittore e non al cantautore Luciano Ligabue.
Fonte: Wikipedia
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Antonio Ligabue
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