Curiosità romane: la Galleria Sciarra, un angolo liberty nel centro di Roma.
La Galleria Sciarra è un edificio di Roma, sito nel rione Trevi. È noto come Galleria Sciarra, in quanto costituisce un passaggio pedonale coperto – cortile privato ma aperto al pubblico negli orari d’ufficio – gli ingressi sono a Via Marco Minghetti e Piazza dell’Oratorio.
L’edificio nacque tra il 1885 e il 1888 come cortile estremo del palazzo Sciarra Colonna di Carbognano, nella fase di ristrutturazione e modernizzazione dei rioni centrali di Roma legata alla costruzione della nuova capitale, per collegare vari spazi della proprietà e dell’attività del principe Maffeo Barberini-Colonna di Sciarra: la redazione della Tribuna (e dell’ultima Cronaca bizantina), fin allora ospitate nel retro di Palazzo Sciarra, e il Teatro Quirino.
Il progetto fu affidato all’architetto Giulio De Angelis, particolarmente attento all’uso della ghisa nelle nuove costruzioni. Il vano centrale è ricco di partiture architettoniche e fu dipinto da Giuseppe Cellini; la decorazione in stile liberty sviluppa il tema iconografico della “Glorificazione della donna”, illustrando modelli di virtù femminili (“La Pudica”, “La Sobria”, “La Forte”, “L’Umile”, “La Prudente”, “La Paziente”, “La Benigna”, “La Signora”, “La Fedele”, “L’Amabile”, “La Misericordiosa”) e rappresentando scene di vita quotidiana borghesi. La copertura a volta è realizzata in ferro e vetro.
Va notato che, nel restauro realizzato alla fine degli anni 1970, l’edificio fu completamente svuotato all’interno e ricostruito in cemento armato. Furono però salvaguardate le decorazioni pittoriche e le strutture in ferro.
Anticamente, nella zona occupata dalla galleria, si trovava la Porticus Vipsania, costruita da Vipsania Polla, sorella di Marco Vipsanio Agrippa (che possedeva una villa nei dintorni).
Fonte e foto: Wikipedia
La Galleria Sciarra di Roma non è ancora considerabile propriamente liberty. Infatti, progettata e costruita tra il 1885 e il 1888 dall’architetto Giulio De Angelis, nonostante recepisca l’utilizzo dei moderni materiali costruttivi industriali, quali sopratutto le colonnine in ghisa e la copertura in ferro, ispirate ai Passages Parigini, presenta nel suo complesso una pesantezza costruttiva non propria del fenomeno liberty. Le pareti murarie sono infatti ancora troppo compatte, poco snelle e leggere, e troppo ridondanti di decorazioni architettoniche antichizzanti , come le grandi lesene. Anche la decorazione pittorica, realizzata da Giuseppe Cellini (pittore del circolo D’Annunziano) e sì, ispirata al tema della donna, ma proponendolo in maniera ancora molto conservatrice e cattolica, descrivendoci non le sue virtù da brava Moglie, Madre e Donna della società: una visione della donna quindi ancora molto lontana a quella veramente “liberty” (nella sua accezione di liberty) inglese, come donna alla moda e libera dalle convenzioni. Nonostante infatti l’iscrizione che campeggia tra i dipinti murari, “To the English Style”, il riferimento allo stile modernista inglese è del tutto lontano se non assente, soprattutto per questa visione ancora conservatrice e vittoriana della donna, forse presente solamente nel recupero, estremamente ridotto, delle colonnine in ghisa.
Eleonora Gregorio
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