Archivio | Maggio, 2017

Globe Theatre: la stagione 2017

31 Mag

Dal 22 giugno 2017 torna a Roma il Globe Theatre, il teatro shakespeariano a Villa Borghese: la magia del teatro shakespeariano, ecco la programmazione 2017

 

Vedi anche: Speciale Estate Romana 2017

Globe Theatre: la stagione 2017

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Hokusai in mostra a Roma all’Ara Pacis nell’ottobre 2017

30 Mag

Hokusai. Sulle orme del Maestro in mostra a Roma al Museo dell’Ara Pacis dal 12 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018.
Attraverso circa 200 opere la mostra racconta e confronta la produzione del Maestro con quella di alcuni tra gli artisti che hanno seguito le sue orme dando vita a nuove linee, forme ed equilibri di colore all’interno dei classici filoni dell’ukiyoe.

MOSTRA CONFERMATA

Deve la sua fama universale alla Grande Onda parte della serie di Trentasei vedute del monte Fuji e all’influenza che le sue riproduzioni ebbero sugli artisti parigini di fine Ottocento, tra i quali Manet, Toulouse Lautrec, Van Gogh e Monet, protagonisti del movimento del Japonisme. L’opera di Katsushika Hokusai (1760-1849), maestro indiscusso dell’ukiyoe, (che letteralmente significa “immagini del Mondo Fluttuante”), attivo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, è vastissima e versatile, ed ebbe grande diffusione nel tempo grazie ai numerosi seguaci.

Hokusai. Sulle orme del Maestro si apre il prossimo 12 ottobre al Museo dell’Ara Pacis di Roma – promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il supporto dell’Ambasciata Giapponese, organizzata da MondoMostre Skira e Zètema Progetto Cultura e curata da Rossella Menegazzo – e intende dar conto dell’opera e dell’eredità del grande maestro.

Attraverso circa 200 opere (100 per ogni rotazione della mostra per motivi conservativi legati alla fragilità delle silografie policrome) provenienti dal Chiba City Museum of Art e da importanti collezioni giapponesi come Sumisho Art Gallery, Uragami Mitsuru Collection e Kawasaki Isago no Sato Museum, oltre che dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova, la mostra racconta e confronta la produzione del Maestro con quella di alcuni tra gli artisti che hanno seguito le sue orme dando vita a nuove linee, forme ed equilibri di colore all’interno dei classici filoni dell’ukiyoe.

Hokusai ha esplorato soggetti di ogni tipo: dal paesaggio alla natura, animali e fiori, dal ritratto di attori kabuki a quello di beltà femminili e di guerrieri, fino alle immagini di fantasmi e spiriti e di esseri e animali semileggendari.

Era uno sperimentatore che variava formati e tecniche: dai dipinti a inchiostro e colore su rotolo verticale e orizzontale, alle silografie policrome di ogni misura per il grande mercato, fino ai più raffinati surimono, usati come biglietti augurali, inviti, calendari per eventi e incontri letterari, cerimonie del tè, inviti a teatro.

I volumi dei Manga, che raggruppano centinaia di schizzi e disegni tracciati dal maestro e stampati in solo inchiostro nero con qualche tocco di vermiglio leggero, rappresentano il compendio di tanta eccentricità e genialità messa a disposizione di giovani artisti e pittori quali modelli per ogni genere di soggetto. Tra i suoi allievi ci sono Hokuba, Hokkei (1790-1850), Hokumei (1786-1868) che segnano la generazione successiva di artisti, insieme a Keisai Eisen (1790-1848), allievo non diretto di Hokusai, ma che da lui è stato influenzato, che ha determinato gli sviluppi delle stampe di bellezze femminili e paesaggio degli anni 1810-1830. Proprio a Eisen, presentato in Italia per la prima volta in questa mostra, appartiene la bellissima e imponente figura di cortigiana rappresentata nella silografia che Van Gogh dipinge alle spalle di Père Tanguy e utilizzata anche in copertina del Paris Le Japon Illustré nel 1887.

La mostra si compone di cinque sezioni che toccheranno i temi più alla moda e maggiormente richiesti dal mercato dell’epoca:
1- MEISHŌ: mete da non perdere
2- Beltà alla moda
3- Fortuna e buon augurio
4- Catturare l’essenza della natura
5- Manga e manuali per imparare

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Milo Manara sui biglietti BIT da collezione

29 Mag

Milo Manara in quattro biglietti BIT da collezione.

Li trovi all’ ARFestival il 26-27-28 maggio nello stand #Atac al MACRO Testaccio – La Pelanda e nelle 12 biglietterie ufficiali Atac.

L’artista ha scelto di inserire le sue bellezze all’interno di rivisitazioni delle opere “Il bacio” e “Danae”, del pittore austriaco Gustav Klimt e alla serie delle “Arti” del maestro dell’ “Art Nouveau” Alfons Mucha.

La serie di biglietti “Speciale Milo Manara” è un’iniziativa firmata BIT Regeneration, realizzata con un accordo di co-marketing e senza costi per Atac.

Fonte: Comune di Roma

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Le mostre a Roma nell’autunno 2017

19 Mag

Le mostre a Roma nell’autunno 2017:

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Monet in mostra a Roma al Complesso del Vittoriano

18 Mag

Monet in mostra a Roma al Complesso del Vittoriano dal 19 ottobre 2017. Mostra confermata.
In arrivo a Roma la mostra dedicata al grande maestro dell’Impressionismo, un’occasione unica per ammirare i dipinti più cari a Monet: oltre 60 opere, tra cui le splendide ninfee, custodite nella casa di Giverny fino alla sua morte e oggi conservate presso il Musée Marmottan Monet di Parigi.

L’esposizione, curata da Marianne Mathieu, presenta circa sessanta opere del padre dell’Impressionismo, provenienti dal Musée Marmottan Monet – che nel 2016 ha festeggiato gli 80 anni di vita – testimonianza del suo percorso artistico, ma soprattutto dell’artista medesimo, dacché si tratta di opere che Monet conservava nella sua ultima dimora di Giverny e che il figlio Michel donò al museo.

Dai primissimi lavori, le celebri caricature della fine degli anni 50 dell’800, attraverso i paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville, ai ritratti dei figli, alle tele dedicate agli amatissimi fiori del suo giardino (rose, glicini, agapanti) fino alla inquietante modernità dei salici piangenti, del viale delle rose o del ponticello giapponese, per arrivare alle monumentali Ninfee e Glicini, la mostra renderà conto delle molteplici sfaccettature del suo lavoro, restituendo la ricchezza artistica di Monet.

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Worldwide Wall: a Testaccio un muro dedicato alla poster art

17 Mag

Worldwide Wall: a Testaccio un muro dedicato al posterismo, con 300 opere di artisti mondiali della street art.

Hanno lavorato ininterrottamente per tre giorni, dalle nove del mattino alle due-tre di notte. Hanno coperto un’intera parete prima semi-dimenticata con circa 300 poster arrivati da tutto il mondo.
Il risultato è ora meta di pellegrinaggio per gli appassionati del posterismo, la corrente emergente della street art, l’ultima onda di artisti di strada sospesi tra clandestinità e fenomeno di moda.

Da Londra a Amsterdam e New York i fans della poster art sono un esercito e Instagram è il loro tempio virtuale. Negli ultimi tempi hanno trovato in Roma una delle loro grandi capitali. Il salto di qualità è avvenuto ad aprile quando è stata realizzata quella che è stata definita la Cappella Sistina della poster art mondiale, un esperimento finora mai tentato: una parete di oltre venti metri di lunghezza e sei di altezza, un totale di 170 metri quadrati di superficie tappezzato senza lasciare libero un millimetro di muro. Oltre 300 poster affissi in modo da lasciare le opere singole visibili ma anche creando una nuova opera, il Worldwide Wall, il muro che unisce invece di dividere, visibile nel cuore del quartiere romano di Testaccio al Villaggio Globale. «Mai nessuno prima ha realizzato un’opera di queste dimensioni», avverte Andrea Gandini, l’unico degli artisti romani che ha partecipato alla creazione del muro a accettare di apparire con nome, cognome e volto.

Da papa Francesco a Paperone fino alle scarpe Converse, simboli e stili scelti per raccontare il mondo sul muro di Testaccio sono i più vari. Hanno partecipato 230 artisti da tutto il mondo e, come capita nelle nuove forme di arte urbana, l’opera forse non terminerà mai. «E’ diventato una specie di album di figurine della Poster Art mondiale, tutti vogliono esserci. Continuano a arrivarci poster e noi continuiamo a affiggerli se riusciamo senza privare nessuno del suo spazio», racconta Merio, 21 anni, studente di graphic design e soprattutto uno dei protagonisti di quest’avventura.

Non è stato semplice legare tutte le opere arrivate, ognuna ha dimensioni e forma diverse. E non è stato semplice farlo assumendosi in otto la responsabilità di scegliere dove collocare il lavoro di altri quasi 300 artisti.
A realizzare l’enorme poster sono stati nomi molto noti nel mondo del posterismo: Merio Fishes, Tzing Tao, Stoker Propaganda, K2m, Aloha streetart, Mr. Minimal, Oral Pro Nobis e Hanshellgretel.

Accade che il World Wide Wall ogni fine settimana ha decine di visitatori che vanno a scattare foto da postare sui social. Accade che si sta già preparando la seconda edizione che si terrà in Argentina. E che quest’arte finora considerata come una forma di degrado urbano, di poster che sporcano i muri delle città, stia diventando all’improvviso un fenomeno da considerare con occhi diversi. I poster sono affissi sui muri dei quartieri della movida, da Trastevere al Pigneto oltre che Testaccio. “I proprietari dei locali notturni non solo non protestano più per i muri sporchi e degradati ma ci chiedono agli artisti di andare a attaccare poster accanto ai loro locali perché attirano pubblico”, racconta Merio. E’ la democrazia dei like, delle foto da condividere. Per la poster art vale quanto una mostra in un museo.

Fonte: La Stampa

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Cortili Aperti 2017: sabato 20 e domenica 21 maggio aperture straordinarie gratuite

15 Mag

Cortili Aperti 2017: sabato 20 e domenica 21 maggio aperture straordinarie gratuite per le Giornate Nazionali dell’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane).

Le dimore storiche italiane, edifici di grande valore storico ed artistico, sono una caratteristica unica al mondo, sia per la quantità che per la qualità delle architetture e delle opere d’arte in esse contenute. Inoltre esse rappresentano il filo conduttore attraverso il quale è possibile leggere tangibilmente la storia della nostra cultura, un arco di oltre duemila anni ove senza interruzioni si è assistito al proliferare di produzioni artistiche. Questi fabbricati identificano il nostro paesaggio e contribuiscono a creare quell’atmosfera ricca di cultura che ci contraddistingue a livello mondiale.

La Sezione Lazio dell’A.D.S.I., dal 1996, organizza l’evento dei “Cortili Aperti”, un appuntamento annuale per visitare i più importanti cortili dei palazzi storici romani. La visita di questi luoghi, non fruibili usualmente dal pubblico, è un’occasione per ammirarne lo splendore delle architetture e studiarne da vicino le tracce del passato, per meglio comprendere come l’attività dei proprietari, attenti tutori di questi beni, mantenga un patrimonio che è una vera ricchezza per la collettività. Solo attraverso una costante manutenzione, ed una cura attuata con costante dedizione, è stato possibile preservare queste testimonianze della nostra cultura.

In alcuni di questi cortili saranno allestite anche esposizioni degli artigiani e si terranno concerti musicali.

Palazzo Attolico (via di Parione, 12)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Avila (via del Governo Vecchio, 14)
cortile aperto sabato 20 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Berardi Guglielmi (via del Gesù, 62)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Boncompagni Cerasi (via del Babuino, 51)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Borghese (largo Fontanella Borghese, 19)
cortile aperto sabato 20 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Capizucchi (piazza Campitelli, 3)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Capponi Antonelli (via Monserrato, 34)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Cenci (piazza de’ Cenci, 56)
cortile aperto sabato 20 maggio ore 11:00/19:00

Palazzo Cisterna (via Giulia, 163)
cortile aperto sabato 20 maggio ore 11:00/19:00

Palazzo Costaguti (piazza Mattei, 10)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo d’Aste (via Monserrato, 149)
cortile aperto sabato 20 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo del Drago (via dei Coronari, 44)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo del Gallo (piazza Farnese, 44)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Gomez Silj (via della Croce, 78/A)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Grazioli (via del Plebiscito, 102)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Lante (piazza dei Caprettari, 70)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Malvezzi Campeggi (via del Consolato, 6)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Massimo Lancellotti (piazza Navona, 114)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Montoro (via di Montoro, 8)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Odescalchi (piazza Santi Apostoli, 80)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Pamphilj (piazza Navona, 14)
cortile aperto sabato 20 maggio ore 11:00/17:00

Palazzo Pasolini dall’Onda (piazza Cairoli, 6)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Convento Pio Sodalizio dei Piceni (piazza San Salvatore in Lauro, 15)
cortile aperto sabato 20 maggio ore 09:00/12:00 – 16:00/19:00 e domenica 21 maggio ore 09:00/12:00

Palazzo Ruspoli (via Fontanella Borghese, 56)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Sacchetti (via Giulia, 66)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Serlupi Crescenzi (via del Seminario, 113)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Sforza Cesarini (corso Vittorio Emanuele II, 284)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Sterbini (via del Banco di Santo Spirito, 30)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Taverna (via di Monte Giordano, 36)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Palazzo Torlonia (via Bocca di Leone, 78)
cortile aperto sabato 20 e domenica 21 maggio ore 10:00/19:00

Info: + 39 06 6832774 lazio@adsi.it

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Divo Nerone Opera Rock nell’area archeologica del Foro

12 Mag

Divo Nerone Opera Rock nella splendida cornice dell’Area archeologica Foro Romano / Palatino dal 1° giugno al 12 settembre 2017.

I Fori come non li avete mai visti: in accordo con la Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l´area archeologica centrale di Roma, a tutti gli spettatori sarà riservato un esclusivo percorso di accesso alla Domus Arena. Dall´alto di una delle terrazze degli Orti Farnesiani, i Fori si offriranno al visitatore in un´incantevole visione notturna

Dal 1° Giugno 2017 Roma rivivrà, esattamente nei luoghi che hanno fatto la storia, i fasti imperiali dell’epoca neroniana, grazie alla partecipazione della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma e allo sforzo produttivo di Artisti Associati & Partners, che porterà in scena il più sensazionale spettacolo d’intrattenimento made in Italy mai realizzato.

Con:

  • il 2 Grammy Awards Franco Migliacci
  • il 3 volte Premio Oscar Dante Ferretti
  • il 3 volte Premio Oscar Francesca Lo Schiavo
  • il Premio Oscar Gabriella Pescucci e  la partecipazione straordinaria del Premio Oscar Luis Bacalov e con la Regia di Gino Landi

Nell’estate 2017 Nerone infiammerà ancora Roma. A tempo di musica.
In anteprima mondiale “Divo Nerone – Opera Rock”, il più sensazionale spettacolo d’intrattenimento made in Italy mai realizzato, si preannuncia una sfida realmente senza precedenti, che farà vivere un’esperienza irripetibile, in una location unica al mondo, mai destinata ad evento tanto spettacolare quanto maestoso. L’opera rock offrirà uno scenario epico, affascinante ed unico, prendendo vita all’interno della Vigna Barberini sul Colle Palatino, affacciata direttamente sul Colosseo, dove nel 2009 gli archeologi  portarono alla luce resti della Coenatio Rotunda, la sala da pranzo della Domus Aurea di Nerone, che ruotava giorno e notte imitando i movimenti della Terra.

Il musical racconta 14 anni di vita dell’Imperatore ritenuto responsabile del celebre incendio del 64 d.C., raccontandone la personalità complessa, le opere e le passioni attraverso un affresco storico pop-rock, accessibile a tutti.

La cornice della Vigna Barberini sul Colle Palatino, affacciata direttamente sul Colosseo e concessa per la prima volta in assoluto, fornisce all’opera uno scenario epico, affascinante ed unico.

Per la prima volta l’eccellenza italiana della musica, del teatro e del cinema, collabora per creare un progetto artistico di grande fascino, destinato ad entrare nella storia: il vincitore di 2 Grammy Awards Franco Migliacci, il regista e coreografo dei più acclamati musical italiani Gino Landi, il 3 volte Premio Oscar Dante Ferretti scenografo di grandi produzioni hollywoodiane, Francesca Lo Schiavo anche lei 3 volte Premio Oscar per arredo e decoro, la stimata costumista Premio Oscar Gabriella Pescucci e con la partecipazione straordinaria alle musiche del Premio Oscar Luis Bacalov.

Il controverso e leggendario imperatore della dinastia giulio-claudia sarà l’assoluto protagonista di “Divo Nerone – Opera rock” firmato da Artisti Associati & Partners in partnership con Ernesto Migliacci, che ne curerà la produzione artistica per Dueffel Music, e Amygdala. È il più imponente impegno organizzativo promosso finora da AA&P, l’evoluzione multimediale della storica Artisti Associati, casa di distribuzione cinematografica indipendente fondata negli anni ’80 da Jacopo Capanna, oggi affiancato da Cristian Casella, che torna alla ribalta con nuovi contenuti in sintonia con il terzo millennio e un diverso assetto societario.

Il patrimonio artistico di Roma, attraverso questa grande opera, verrà valorizzato anche grazie al contributo dell’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali del CNR, il più accreditato centro di realtà virtuale italiano, e della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma. In questo progetto artistico infatti  i fasti dell’Impero romano rivivranno attraverso scenari tridimensionali, che riprodurranno fedelmente le sontuosità architettoniche dell’epoca, ricreate nei luoghi esatti del passato dove l’imperatore visse e agì. “Divo Nerone – Opera Rock” inoltre contribuirà attivamente ai lavori di restauro della Domus Aurea devolvendo una parte degli incassi dello spettacolo e promuovendo iniziative private di fundrising.

L’opera racconta 14 anni di vita del tiranno, costellata da tutti i protagonisti di allora, vede un cast artistico di 26 tra ballerini e acrobati, 12 cantanti-attori, selezionati da Franco ed Ernesto Migliacci, Gino Landi ed il coreografo Marco Sellati, a cui si accompagnano circa 100 professionisti operanti fra luci, macchine, effetti speciali ed apparecchiature di scena. “Divo Nerone – Opera Rock” sarà anche un efficace promotore turistico ed archeologico per i milioni di visitatori che ogni anno scelgono Roma, grazie alle collaborazioni dell’Artisti Associati & Partners con i player più importanti del settore italiano ed estero. Il colossal musicale sarà messo in scena in italiano e in inglese.

Con queste premesse “Divo Nerone – Opera Rock” si preannuncia uno spettacolo di grande valore artistico e culturale, nonché turistico: la sfida è quella di creare un evento che rappresenti una novità nel panorama culturale italiano, raccontando la storia attraverso un linguaggio pop-rock, accessibile a tutti, coniugando la tradizione del musical italiano con le tecnologie più avanzate, dando allo stesso tempo, all’offerta turistica, quel grande spettacolo di livello internazionale, sempre richiesto. Roma sarà rievocata al suo massimo splendore, quale fucina d’idee, di cultura, di meraviglie e rivivrà in questo musical che vuole essere al tempo stesso omaggio allo splendore passato, ma soprattutto auspicio per una renovatio che riporti la città a respirare l’aria positiva di una nuova rinascita culturale ed economica.

“Divo Nerone – Opera Rock”, si svolge nella ex Vigna Barberini, in cui sarà costruita ad hoc la Domus Arena, da circa 3.000 posti, suddivisa negli stessi ordini delle antiche Arene romane: Platea Senatori, Gradinate Cavalieri, Miles e Colosseo, che permettono anche una bellissima prospettiva dell’Anfiteatro. Per tutti gli acquirenti dei biglietti, in accordo con la Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, sarà riservato un percorso di accesso alla Domus Arena che permetterà l’affaccio sulla visione notturna dei Fori dall’alto della terrazza.

 

 

Pinturicchio, sua moglie e l’amante

12 Mag

Curiosità artistiche: Pinturicchio, nonostante fosse un pittore celebre e ricco, sarebbe morto di fame a causa della moglie e del suo amante, che era anche il marito di sua figlia.

La morte di Bernardino di Betto, detto Pinturicchio, é avvolta in un oscuro e inquietante mistero. Quel gossipparo di Giorgio Vasari, mettendo in primo piano un lato del carattere poco commendevole del pittore – la taccagneria, se non l’avarizia vera e propria – sostiene che l’artista in lite con i frati di San Francesco, a Siena, avrebbe preteso che gli portassero via un vecchio cassettone, che al momento di essere spostato si scoprirà essere un forziere ricolmo di monete d’oro. Un tesoro insomma, al quale il Pinturicchio aveva dato, inconsapevolmente, un calcio… “E lui, illividito, ne morirà”, commenta, perfido, il Vasari.

In realtà il pittore era sempre stato malfermo di salute. Piccolo di statura, probabilmente anche un po’ sordo, malaticcio di costituzione. La sua morte, però, nel dicembre 1513, a soli 59 anni (grosso modo, perché una data certa di nascita non é documentata da alcuna parte), resta un giallo.
Che il Pinturicchio sia morto a Siena, nessun dubbio. Non solo perché ne ha scritto sulle sue “Historie” Sigismondo Tizio, parroco della chiesa di San Vincenzo a Porta Camollia (“Bernardinus Perusinus celeberrimus pictor, ut illius opera ostendunt, in Senensis urbis decessit”, riporta nelle sue cronache). Quel “celeberrimus”, “come le sue opere dimostrano”, é un bel riconoscimento per l’artista perugino che aveva lavorato non solo a Siena e nella sua città di origine, ma anche a Roma, caput mundi, per le più grandi e aristocratiche famiglie dell’epoca (i Borgia, ma anche i Cybo, i Chigi, i Gonzaga, gli Este). Lo confermano – della morte in Siena – pure i testamenti del Pinturicchio , redatti in tempi ravvicinati, nelle ultime settimane di vita, tutti dettati davanti a notai senesi.

Dunque il pittore é morto a Siena, dove venne sepolto, anche se aveva lasciato scritto il desiderio e la volontà di essere tumulato nella chiesa di Sant’Agostino, in Porta Sant’Angelo, il suo rione, a Perugia.

Ma come morì?
Il pittore che era nato da una famiglia di umili origini – il nonno Biagio di Nucciolo proveniva dal contado del libero e potente comune perugino, per l’esattezza dall’attuale Ponte Felcino ed era un contadino inurbato, iscritto, nel 1440, alle Arti cittadine nel rione di Porta Sant’Angelo, come “magister legnaminis”, cioè falegname – grazie alla pittura era diventato se non ricco sfondato, almeno, molto agiato. Contava su proprietà, case e terreni, non solo a Perugia, ma anche nel Chiugi e a Siena. In quel 1513 viveva in un palazzotto con podere, in località Pernina, che era stato tre secoli prima, di proprietà di papa Alessandro III, al secolo Rolando Bandinelli, l’oppositore del Barbarossa che da quel pontefice venne addirittura scomunicato.

Le voci raccontano che le comari del paese sostenevano, neppure tanto riservatamente, di aver sentito più volte, e con le loro orecchie, il pittore lamentarsi non tanto di essere lasciato a stecchetto, ma addirittura di morire di fame. Insomma: in famiglia non gli davano da mangiare. Niente cibo per lui che, con le sostanze accumulate con la sua arte, avrebbe potuto permettersi pasti luculliani.

Per quale motivo la moglie – di nome Grania, figlia di Girolamo da Lancillotto di Monte Aquilone, tra Marsciano e Orvieto e di Giacoma, donna così tanto insopportabile che l’artista chiese, anzi pretese, di non vederla in giro per casa con tanto di lascito in cui regalava alla consorte, sposata senza dote, 250 fiorini, a patto che tenesse lontana, da lui e dal suo palazzo, la suocera – avrebbe voluto volerne la morte?

Il motivo ci sarebbe, eccome, a dar retta alle chiacchiere. Lo stesso parroco – quello che lo definisce “celeberrimus” – riporta le dicerie secondo le quali la vispa Grania sarebbe stata l’amante di un soldato di ventura, Gerolamo di Polo di Simone, detto il Paffa (che poi ne sposerà la figlia, Clelia). Una illecita, morbosa, squallida tresca casalinga, dunque, svoltasi sotto gli occhi ignari del pittore, diventato ormai d’impaccio per i focosi amanti (diabolici si direbbe oggi: lui amoreggiava con la figlia e ne circuiva la madre, puntando magari e soprattutto, alle rendite della famiglia), che per godersi pienamente la vita e le ricchezze messe insieme dall’artista, lo avrebbero fatto morire, letteralmente, di inedia.

Una attrazione fatale con l’aitante soldato, finita presto per Grania (morta nel 1518), che si era legata al dito la rottura con l’amante, tanto da non lasciare alla figlia Clelia, divenuta nel frattempo legittima sposa del cinico Paffa, playboy ante litteram, alcuna eredità.

Eccolo, il mistero, il giallo del Pinturicchio, nipote di un contadino-falegname e figlio di un conciatore di lana di Porta Sant’Angelo, arrivato a frequentare le ville e i palazzi dei vip della sua epoca, a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento (all’arte dei pittori risulta iscritto fin dal 1481), già famoso in vita per le sue opere e finito – come in una tragica e irridente novella del Boccaccio – vittima delle passioni sfrenate e licenziose di una oscura Messalina di paese, sposata senza dote (ah, l’ingratitudine umana) e del navigato drudo di lei, un anonimo soldataccio di ventura, senza arte né parte. Ironia del destino.

Fonte: Umbrialeft

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Pinturicchio, sua moglie e l'amante

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Pintoricchio pittore dei Borgia. Il mistero svelato di Giulia Farnese in mostra ai Musei Capitolini

12 Mag

Pintoricchio pittore dei Borgia. Il mistero svelato di Giulia Farnese in mostra ai Musei Capitolini dal 19 maggio al 10 settembre 2017.

Ai Musei Capitolini esposto per la prima volta il frammento del volto di donna appartenente al ciclo pittorico degli appartamenti Borgia in Vaticano, accanto al più noto Bambin Gesù cosiddetto delle mani.

L’esposizione porta all’attenzione del pubblico uno dei periodi più fecondi della cultura romana, che vide alla fine del Quattrocento il tessuto dell’élite culturale e politica attraversato da un grande fermento umanistico, Il filo conduttore dell’esposizione è il tentativo di riconoscere nelle lettere e nelle arti dell’epoca, quella memoria della Roma antica, repubblicana e imperiale, sulla base della quale la Chiesa andava delineando il proprio “rinascimento” politico e religioso. I protagonisti della mostra sono Bernardino di Betto, detto il Pintoricchio (Perugia c. 1454 – Siena 1513), uno degli artisti più importanti del Rinascimento, e il neoeletto papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia, 1492-1503), controverso pontefice che ebbe tra i suoi meriti quello di richiamare a Roma l’artista per decorare il suo nuovo appartamento in Vaticano.

Il Pintoricchio fu un artista capace di affrontare tutti i nodi centrali della pittura italiana del Quattrocento: la prospettiva lineare, la pittura di paesaggio, la pittura di storia, la pittura di volte e soffitti, lo studio dell’antico, dimostrandosi spigliato, originale e anticonvenzionale. Raggiungerà la fama con le opere romane più complesse e impegnative, soprattutto con il ciclo pittorico dell’appartamento Borgia nel Palazzo Apostolico: opera fortemente innovativa per la sensibilità, quasi rivoluzionaria, con cui il pittore interpretò col suo linguaggio “all’antica” il programma ideologico e politico di Alessandro VI.

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