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L’Adolescente di Michelangelo in mostra gratis alla Fondazione Fendi

14 Dic

L’Adolescente di Michelangelo in mostra con ingresso libero a Roma dal 15 dicembre 2018 al 10 marzo 2019 al Palazzo Rhinoceros, sede della Fondazione Alda Fendi in Via del Velabro, 9.

“Rhinoceros” è il nuovo spazio fortemente voluto da Alda Fendi all’interno di un palazzo storico, progettato e arredato da Jean Nouvel nel cuore della Roma classica, esattamente situato presso la Cancellata Arco di Giano, in Via di San Giovanni Decollato.

“Rhinoceros” propone una modalità innovativa ed extra ordinaria, con mostre, creazioni multimediali, action, interferenze artistiche che coinvolgono aree esperienziali diverse, dalle arti visive a quelle performative. Un luogo non solo da visitare ma da vivere, nel quale  essere immersi totalmente nelle arti e vivere all’interno degli Esperimenti della Fondazione. La veemenza dell’ispirazione artistica  attraversa tutto il palazzo, sia in verticale sia in orizzontale, secondo le possibilità strutturali e l’ispirazione architettonica.

Il nome è una suggestione che rimanda all’antica Roma e a un’idea di forza, forma e non convenzionalità, con echi nella programmazione artistica e nella vita del palazzo che per il primo anno declina il tema del rinoceronte nelle arti visive e performative.

Il Ragazzo accovacciato (o Giovane accosciato) è una scultura marmorea (h. 54 cm) attribuita a Michelangelo Buonarroti, databile al 1524 circa e custodita nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.
L’opera non è ricordata in nessuna delle fonti biografiche su Michelangelo, né in documenti della sua epoca. Appartenuta ai Medici, la scultura fu acquistata dal banchiere John Lyde Browne, un collezionista inglese incaricato dalla zarina Caterina II di procurarle in Europa delle opere da aggiungere alle sue collezioni. Pervenuta all’Accademia artistica di Pietroburgo, passò dal 1851 al museo attuale.

Solo in epoca recente l’opera è stata attribuita a Michelangelo. Questo è stato possibile grazie all’intuizione della studiosa tedesca Anny E. Popp, che nel 1923 la mise in relazione con un disegno, già allegato a una lettera del 1526 di Leonardo Sellaio indirizzata a Michelangelo, e oggi conservato al British Museum di Londra: in esso si vede il primo progetto per la Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo (Firenze), con due figure accovacciate, collocate di profilo all’interno di nicchie, una delle quali somiglia al Ragazzo accovacciato.

Altre ipotesi legano invece l’opera alla tomba di Giulio II, in particolare a una fase vicina al Genio della Vittoria, con proposte di datazione che oscillano tra il 1524 e il 1530, con una preponderanza per il primo. Solo Frey ipotizzò di riferirlo a un periodo giovanile, verso il 1497-1500. Altri hanno espresso dubbi sull’autografia: per Charles de Tolnay è opera di allievi del maestro, per Wittkower di Pierino da Vinci.
Descrizione e stile

La scultura raffigura un giovane di circa venti anni completamente nudo, ripiegato su se stesso, forse intento a togliersi una spina dal piede, in analogia col gruppo antico dello Spinario. Da un punto di vista allegorico si è cercato di spiegare l’opera come il simbolo di un’anima “non nata”, destinata al limbo, oppure come un genietto funerario, o ancora come un giovane guerriero o un prigioniero, che ricordasse le imprese militari dei duchi medicei.

L’opera non è completamente rifinita, ma sono comunque ben riconoscibili i tratti del viso, i capelli e le forme del corpo. Se la posa rimanda all’antichità, l’impressione suscitata da questa immagine di un uomo oppresso e piegato, nel fisico e nello spirito, è di straordinaria modernità.

Vedi anche:

 

Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel a Roma all’Auditorium della Conciliazione

24 Ott

Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel a Roma all’Auditorium della Conciliazione con musiche di Sting dal 15 marzo al 15 aprile 2018.
– Proiezioni immersive a 270°
– Live performance
– Effetti scenici
– Musiche e testi originali

L’arte incontra lo spettacolo. Un viaggio straordinario che permette allo spettatore di immergersi completamente nelle meraviglie della CAPPELLA SISTINA, scoprirne la storia e i segreti e vivere un’esperienza senza precedenti, grazie all’innovativa modalità di fruizione.

Realizzato con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani, “Giudizio Universale. Michelangelo and the secrets of the Sistine Chapel” è il primo show di Artainment, un nuovo genere che mette in connessione il fascino e la bellezza delle più grandi opere d’arte con i codici emozionali e coinvolgenti dello spettacolo: proiezioni immersive a 270°, performer dal vivo, musiche originali di grande impatto e spettacolari effetti scenici. Un impianto teatrale e tecnologico unico al mondo restituisce la potenza del capolavoro di Michelangelo in un racconto che lascia il pubblico senza fiato.

Lo spettacolo è ideato da Marco Balich, direttore artistico definito “designer di emozioni”, già creatore dell’Albero della Vita a Expo Milano, nonché di oltre 20 Cerimonie Olimpiche (tra le quali Rio 2016, Sochi 2014, Torino 2006). Il tema musicale principale, composto da Sting, ci accompagnerà in un’esperienza emotiva, estetica e spirituale da non perdere.

Vedi anche:

Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel a Roma all'Auditorium della Conciliazione con musiche di Sting dal 15 marzo al 15 aprile 2018

Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel a Roma all’Auditorium della Conciliazione con musiche di Sting dal 15 marzo al 15 aprile 2018

Il Mosè di Michelangelo nella nuova luce dopo il restauro

14 Feb

La luce di Michelangelo: il recente restauro di San Pietro in Vincoli ha riportato l’illuminazione del Mosè alla luce prevista da Michelangelo Buonarroti.

Una nuova illuminazione che esalta la bellezza. La Tomba di Giulio II di Michelangelo, di cui fa parte la statua di Mosè, nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, torna a risplendere grazie ad un’opera di manutenzione e di restauro. E, in particolare, grazie ad un gioco di luci suggestivo realizzato da Mario Nanni utilizzando tecniche informatiche e lampade a led, in grado di restituire i colori e l’intensità della luce naturale di Roma. Un lavoro di recupero messo in campo dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica di Roma e sostenuto da Il Gioco del Lotto, nella logica di una piena collaborazione tra pubblico e privato.
La manutenzione portata a termine arriva a diversi anni dall’ultimo intervento sul monumento e si colloca in continuità con il progetto di restauro e comunicazione del biennio 1999-2001 messo in atto da Il Gioco del Lotto. Ora, dunque, vengono recuperati i colori del marmo di Carrara scelto e scolpito da Michelangelo nel XVI secolo. La nuova illuminazione rivela così Michelangelo come scultore della luce oltreché del marmo.
Obiettivo dell’iniziativa, è stato quello di restituire le condizioni in cui la Tomba venne creata. Condizioni negli anni completamente cambiate anche in virtù della chiusura di una finestra alla destra del Mosè operata nell’Ottocento.

Fonte: ADNkronos

Vedi anche:

Il Mosè di Michelangelo nella nuova magnifica illuminazione dopo il restauro

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I pittori sulle banconote delle lire

17 Gen

Curiosità: quali pittori sono apparsi sulle banconote delle lire italiane

  •     5.000 lire
    tra il 1979 ed il 1983: Ritratto d’uomo di Antonello da Messina
  •    10.000 lire
    tra il 1962 ed il 1977: Michelangelo Buonarroti
    tra il 1976 ed il 1984: Ritratto d’uomo di Andrea del Castagno
  •    20.000 lire
    1975: Tiziano Vecellio
  •     50.000 lire
    tra il 1967 ed il 1974: Leonardo da Vinci
    tra il 1984 ed il 1992: Gian Lorenzo Bernini (1º tipo)
    tra il 1992 ed il 1999: Gian Lorenzo Bernini (2º tipo)
  •    100.000 lire
    tra il 1978 ed il 1982: una delle Grazie de La Primavera di Sandro Botticelli
    tra il 1984 ed il 1993: Caravaggio (1º tipo)
    tra il 1994 ed il 1998: Caravaggio (2º tipo)
  •    500.000 lire
    1997: Raffaello Sanzio

Le date si riferiscono agli anni di emissione delle banconote.

Fonte: Wikipedia

Curiosità romane: le grottesche della Domus Aurea

3 Ott

Forse non tutti sanno che… la decorazione a grottesche prende il nome dalla Domus Aurea a Roma.

Le grottesche sono un soggetto pittorico di decorazione parietale molto popolare a partire dal Cinquecento ed a cui il Vasari dedica il capitolo XXVII della sua Introduzione alle tre arti del disegno.

La decorazione a grottesca è caratterizzata dalla raffigurazione di esseri ibridi e mostruosi, chimere, spesso ritratte quali figurine esili ed estrose, che si fondono in decorazioni geometriche e naturalistiche, strutturate in maniera simmetrica, su uno sfondo in genere bianco o comunque monocromo. Le figure sono molto colorate e danno origine a cornici, effetti geometrici, intrecci e quant’altro, ma sempre mantenendo una certa levità e ariosità, per via del fatto che in genere i soggetti sono lasciati minuti, quasi calligrafici, sullo sfondo. L’illustrazione prevalentemente fantasiosa e ludica, non sempre persegue una funzione puramente ornamentale, ma riveste talvolta anche uno scopo didascalico ed enciclopedico, riproducendo inventari delle arti e delle scienze o raffigurazioni a carattere eponimo.

Il nome, come spiega Benvenuto Cellini nella sua autobiografia, deriva dalle grotte del colle Esquilino a Roma che altro non erano che i resti sotterranei della Domus Aurea di Nerone, scoperti nel 1480 e divenuti immediatamente popolari tra i pittori dell’epoca che spesso vi si fecero calare per studiare le fantasiose pitture rinvenute.

Dopo la morte di Nerone, il terreno della Domus Aurea venne «restituito al popolo romano» dagli imperatori successivi. In circa un decennio la dimora neroniana venne spogliata dei suoi rivestimenti preziosi: i cantieri per le terme di Tito erano già avviati nel 79 d.C. Vespasiano utilizzò lo spazio in cui era stato scavato il lago artificiale per costruire l’Anfiteatro Flavio, col Colossus Neronis nei suoi pressi. Anche le terme di Traiano ed il Tempio di Venere e Roma risiedono nel terreno occupato dalla Domus. In quarant’anni, la Domus Aurea fu completamente sepolta sotto nuove costruzioni, ma paradossalmente questo fece in modo che i “grotteschi” dipinti potessero sopravvivere; la sabbia funzionò come le ceneri vulcaniche di Pompei, proteggendoli dal loro eterno nemico, l’umidità.

Quando un giovane romano cadde accidentalmente in una fessura sul versante del colle Oppio alla fine del XV secolo, si ritrovò in una strana grotta, piena di figure dipinte. Ben presto i giovani artisti romani presero a farsi calare su assi appese a corde per poter vedere loro stessi. Gli affreschi scoperti allora sono ormai sbiaditi in pallide macchie grigie sul gesso, ma l’effetto di queste decorazioni grottesche, per l’appunto, furono elettrizzanti per l’intero Rinascimento. Quando il Pinturicchio, Raffaello e Michelangelo s’infilarono sotto terra e furono fatti scendere lungo dei pali per poter studiare queste immagini, ebbero una rivelazione di quel che era il vero mondo antico. Essi, ed altri artisti che, come Marco Palmezzano, lavoravano a Roma in quegli anni, si diedero a diffondere anche nel resto d’Italia tali “grottesche”.

Il primo che riuscì a rifare lo stile delle pitture delle grotte o “grottesche” fu il Morto da Feltre, Pietro (o Lorenzo secondo altri) Luzzo, che fu il loro scopritore. Tanto sappiamo da Giorgio Vasari che nelle sue Vite scrisse di lui nella Vita del Morto da Feltre e di Andrea di Cosimo Feltrini. Di Morto sono stati scoperti casualmente affreschi nello stile della grottesca a Palazzo de’ Mezzan in Feltre. Essi rappresentano una nuda (Venere-Fortuna-Primavera) e, nel talamo, tre “quadri di grottesche” con scene centrali che mostrano un protovangelo, una visitazione e una adorazione dei Magi.

Accanto alle firme di illustri e successivi turisti incise sugli affreschi, quali quelle di Giacomo Casanova e del Marchese de Sade, distanti di pochi centimetri l’una dall’altra, si possono leggere anche le firme di Domenico Ghirlandaio, Martin van Heemskerck, e Filippino Lippi.

L’effetto sugli artisti rinascimentali fu istantaneo e profondo: lo si può notare in maniera ovvia nella decorazione di Raffaello per le logge nel Vaticano.
La scoperta, però, provocò anche l’ingresso dell’umidità nelle sale, e questo avviò il processo di lento, inevitabile decadimento.

Fonte: Wikipedia

Vedi anche:

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La Girandola di Roma: il fuoco d’artificio ideato da Michelangelo e rielaborato dal Bernini

24 Giu

Il 29 giugno fuochi d’artificio per la Girandola di Roma in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo.
Il fuoco d’artificio ideato da Michelangelo e rielaborato dal Bernini per una serata unica e indimenticabile.
Roma si accende di luci e colori per il gran finale della festa dei santi Pietro e Paolo

INGRESSO LIBERO

Negli ultimi anni lo spettacolo pirotecnico, in sincronia musicale su repertorio di musica classica italiana, è stato allestito sulla terrazza del Pincio, e il pubblico invitato ad assistere allo spettacolo da Piazza del Popolo.

Rievocazione storica della famosa Girandola, in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni della Città di Roma.
I fuochi d’artificio a Roma hanno sempre rappresentato un palcoscenico privilegiato nel quale architetti, ingegneri e artiglieri si sono misurati per stupire gli spettatori. La ricerca e la sperimentazione tecnica legate ai fuochi, ha generato sfide e confronti tra geni del passato, tra cui Michelangelo, Bernini, Vespignani, i quali idearono e realizzarono progetti piuttosto audaci e singolari nel campo dell’architettura, della chimica e della meccanica.

La Girandola era un evento che richiamava spettatori da tutta Europa, un appuntamento dove confluivano stranieri d’ogni grado e ceto sociale, un momento in cui Roma tornava a splendere di quegli antichi fasti che contribuirono a renderla sempre più faro di cultura e civiltà nel mondo.

Vedi anche:

Michelangelo Buonarroti al cinema e in televisione

30 Mag

Film e documentari su Michelangelo Buonarroti:

  • cortometraggio – Rolla e Michelangelo di Romolo Bacchini (1909)
  • documentario – Michelangelo di Kurt Oertel (1938)
  • documentario – Il titano, storia di Michelangelo di Kurt Oertel (1950)
  • film tv – Vita di Michelangelo di Silverio Blasi (1964)
  • lungometraggio – Il tormento e l’estasi di Carol Reed (1965)
  • documentario – Michelangelo: The Last Giant di Tom Priestley (1966)
  • documentario – The Secret of Michelangelo di Milton Fruchtman (1968)
  • lungometraggio – I, Michelangelo con Corey Mystyshyn (1986)
  • documentario – Michelangelo: A Self Portrait di Robert Snyder (1989)
  • film tv – La primavera di Michelangelo di Jerry London (1990)
  • documentario – Michelangelo [1] di Flavia Mastrella e Antonio Rezza (1999)
  • cortometraggio – Lo sguardo di Michelangelo di Michelangelo Antonioni (2004)
  • documentario – The Divine Michelangelo di Tim Dunn e Stuart Elliott (2004)
  • film tv – Michelangelo Superstar di Wolfgang Ebert e Martin Papirowski (2005)

Vedi anche:

Tutte le opere di Michelangelo Buonarroti a Roma

30 Gen

Michelangelo: l’elenco di TUTTE le sue opere a Roma

SCULTURE

OPERE PITTORICHE

  • Volta della Cappella Sistina 1508–1512 Affresco Parete Cappella Sistina Certa
  • Giudizio Universale 1537–1541 Affresco Parete 1370×1220 Cappella Sistina Certa
  • Conversione di Saulo 1542–1545 Affresco Parete 625×661 Cappella Paolina Certa
  • Crocifissione di San Pietro 1545–1550 Affresco Parete 625×662 Cappella Paolina Certa

OPERE ARCHITETTONICHE

  • Facciata per la cappella di Leone X in Castel Sant’Angelo 1514-1515 Perduta
  • Piazza del Campidoglio 1538-1552 progetto complessivo realizzato in minima parte su direzione di Michelangelo e completato molto dopo la sua morte.
  • Cordonata Capitolina 1538-1552 Costruita con alcune modifiche al progetto di Michelangelo
  • Tomba di Cecchino de’ Bracci 1544-1545 Su disegno di Michelangelo
  • Basilica di San Pietro in Vaticano 1546-1563 Direttore del cantiere per diciott’anni; il suo progetto planimetrico si impose dopo decenni di discussione e fu completato dopo la sua morte.
  • Cupola di San Pietro in Vaticano 1546-1563 Michelangelo seguì la costruzione il tamburo. La cupola vera e propria, elaborata su suo disegno, venne costruita in seguito, con alcune modifiche.
  • Palazzo Farnese 1546-1550 Michelangelo completò la facciata col terzo piano e il cornicione.
  • Scalone del Cortile del Belvedere 1550 circa Alterato in seguito, con un nuovo parapetto e l’aggiunta della fontana
  • Progetto per San Giovanni dei Fiorentini 1559-1560 Mai realizzato
  • Cappella Sforza in Santa Maria Maggiore 1560 circa Disegno
  • Porta Pia 1561-1565 Completata dopo la sua morte.
  • Ristrutturazione della basilica di Santa Maria degli Angeli 1561 circa Del progetto di Michelangelo rimane la conformazione spaziale, mentre fu completamente rinnovato l’apparato decorativo, salvo quello delle volte.
  • Il Chiostro alle Terme di Diocleziano è comunemente noto come Chiostro di Michelangelo, per la diffusa idea che l’artista lo avrebbe realizzato insieme alla Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri; in realtà è più probabile ritenere che egli abbia realizzato i disegni preparatori e che abbia partecipato solo alle fasi iniziali della costruzione prima della sua morte nel 1564, anche considerando che la data di inizio lavori iscritta sulla colonna angolare di fronte al portone di accesso è quella del 1565

Vedi anche:

Le uniformi delle Guardie Svizzere

11 Nov

Forse non tutti sanno che… l’uniforme di gala delle Guardie Svizzere, la divisa probabilmente più famosa del mondo, deve la sua esistenza al comandante Jules Repond (1910-1921) che la disegnò così dopo approfondite ricerche e sulla base degli affreschi di Raffaello

« Le vostre storiche uniformi parlano a pellegrini e turisti di ogni parte del mondo di qualcosa che malgrado tutto non muta, parlano cioè del vostro impegno di servire Dio servendo il servo dei suoi servi. »
(Benedetto XVI)

L’uniforme ufficiale delle guardie svizzere è di colore blu, rosso e arancione, con dei distinti tratti rinascimentali.

La diffusa opinione che l’uniforme sia stata disegnata da Michelangelo, dovuta anche al fatto che l’artista si trovava a Roma all’arrivo del primo contingente di soldati elvetici, è tuttavia una sorta di leggenda: l’attuale divisa, infatti, è stata concepita dal comandante Jules Repond agli inizi del XX secolo, ispirandosi alle divise storiche e all’opera di Raffaello.

Le guardie svizzere dispongono anche di un’uniforme da lavoro, più comoda rispetto a quella ufficiale: essa consiste di pantaloni e casacca di colore blu e un basco di colore nero.

Fonte: Wikipedia

Al comandante Jules Repond (1910-1921) che aveva uno spiccato gusto per le forme e per i colori, si deve in gran parte l’attuale foggia della divisa degli svizzeri. Egli, dopo lunghi studi e ricerche, e ispirandosi agli affreschi di Raffaello, fece scomparire ogni tipo di cappello e lo sostituì semplicemente con l’attuale basco, su cui spiccano i gradi; introdusse il colletto bianco al posto delle gorgiere più o meno increspate. Si diede da fare anche per la corazza e la fece modellare secondo le stampe dei tempi passati. Soltanto per l’uniforme di gala sono previsti una vistosa gorgiera, guanti bianchi e morione di metallo chiaro con pennacchio di struzzo, bianco per il comandante ed il sergente maggiore, viola scuro per il tenente, rosso su morione nero per gli alabardieri, e misto, giallo e nero, su morione anche nero, per i tamburi. Nel morione, a destra e a sinistra, è raffigurata a sbalzo la quercia dei della Rovere.

I colori che danno tanto risalto all’uniforme della Guardia sono quelli tradizionali dei Medici, blu, rosso e giallo, a cui si lega molto bene il bianco dei guanti e del colletto. Le bande blu e gialle danno un senso di leggerezza con il loro muoversi sullo sfondo rosso del farsetto e dei pantaloni. La divisa di piccola tenuta o dei giorni feriali è completamente in blu. Lungo i secoli, dunque, ci sono stati dei cambiamenti nell’uniforme della Guardia Svizzera, anche se alle volte si è trattato solo di particolari. Comunemente la paternità di questa uniforme si fa risalire a Michelangelo, ma sembra che egli non se ne sia mai occupato. Chi, invece, ha avuto maggiore influsso nello sviluppo di questa uniforme è stato certamente, come si è visto, Raffaello, che con le sue pitture ha influenzato e diffuso il gusto del Rinascimento italiano.

fonte: sito ufficiale del Vaticano

guardiesvizzere

Il Giudizio Universale di Michelangelo e la censura dipinta da Daniele da Volterra

21 Mar

Una curiosità che forse non tutti conoscono. Il 21 gennaio 1564 la Congregazione del Concilio di Trento dispose la copertura di ogni oscenità nel Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina, compito che venne affidato a Daniele da Volterra che per l’occasione si guadagnò il soprannome di “Braghettone“. Il suo intervento, che prese il via poco dopo la morte di Michelangelo nel 1565, fu massimamente discreto, quale grande ammiratore dell’arte del suo maestro, limitandosi rivestire con panni svolazzanti le nudità di alcune figure, con la tecnica della tempera a secco. Unica eccezione fu la coppia di San Biagio e Santa Caterina d’Alessandria, oggetto delle critiche più scandalizzate poiché rappresentati in una posizione che poteva ricordare la copula. Egli rimosse a colpi di scalpello e ridipinse anche la maggior parte di Santa Caterina e l’intera figura di San Biagio dietro di lei, poiché nell’originale quest’ultimo sembrava guardare alla schiena nuda della donna. Non suoi, invece, i perizomi ed i panneggi nella metà inferiore dell’affresco.

Fonte: Wikipedia

MAGGIORI INFORMAZIONI

Vedi anche:

michelangelocappellasistina

Michelangelo, dettaglio del Giudizio Universale (1534-1541). San Biagio, che tiene in mano i pettini di ferro del suo martirio, ed il corpo di Santa Caterina d’Alessandria, che tiene in mano una ruota di tortura, furono rimossi a colpi di scalpello e ridipinti da Daniele da Volterra nel 1565

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