La breve e intensa vita di Jean-Michel Basquiat

11 Mar

Jean-Michel Basquiat (New York, 22 dicembre 1960 – New York, 12 agosto 1988) è stato un writer e pittore statunitense. È stato uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano, riuscendo a portare, insieme a Keith Haring, questo movimento dalle strade metropolitane alle gallerie d’arte.

Nacque a Brooklyn, da padre haitiano, il contabile Gérard Basquiat (n. 1930), e da madre statunitense di origini portoricane, Matilde Andradas (1934-2008). Basquiat inizia a manifestare interesse per il disegno fin da quattro anni, ispirato dai cartoni animati televisivi.
Nel 1968 viene investito da un’autovettura e gravi lesioni interne obbligano i medici all’asportazione della milza. Durante il mese di degenza al King’s County, la madre gli regala il testo di anatomia Gray’s Anatomy di Henry Gray, che lo influenzerà molto: nelle sue opere riporterà poi molti elementi anatomici. Gray si chiamerà anche il gruppo musicale che Basquiat fonderà insieme agli amici Vincent Gallo, Michael Holman, Wayne Clifford, Nick Taylor e Shannon Dowson. Già all’età di 11 anni era capace di parlare, leggere e scrivere in francese e spagnolo.

Quando Jean-Michel ha sette anni i genitori Matilde e Gérard divorziano. Nel 1975 scappa di casa e va a dormire su una panchina pubblica: arrestato per vagabondaggio, l’anno seguente inizia a frequentare la City-as-School a Manhattan, per ragazzi dotati a cui non si addice il tradizionale metodo didattico. È lì che nel 1977, a 17 anni, stringe amicizia con Al Diaz, un giovane graffitista che operava sui muri della Jacob Riis, a Manhattan: i due iniziano a fare uso di psichedelici come l’LSD ma anche di droghe pesanti, ed uniscono le loro capacità iniziando a produrre graffiti per le strade di New York firmandosi come SAMO, acronimo di “Same Old Shit” (“solita vecchia merda”).

Nel 1978 lascia gli studi alla City-as-School, ritenendoli inutili, ed abbandona la casa del padre, guadagnandosi da vivere vendendo delle cartoline da lui decorate. Sarà proprio il tentativo di vendere una delle sue cartoline che cambierà il corso della sua vita: entrato in un ristorante di SoHo, Basquiat avvicina Henry Geldzahler ed Andy Warhol il quale comprerà alcune delle sue opere.

Passeranno però alcuni anni prima che Jean-Michel riesca ad entrare nella “Factory” del re della Pop art; nel frattempo diventa cliente fisso dei due club più esclusivi nella scena socio-culturale di New York: il Club 57 ed il Mudd Club, frequentati anche dallo stesso Warhol, da Madonna (con la quale avrà una relazione di alcuni mesi), e da Keith Haring, con il quale stringerà un’amicizia che durerà fino alla morte. Si legherà anche allo scrittore Glenn O’Brien, che aveva conosciuto nel 1979 durante una sua apparizione allo show ad accesso pubblico TV Party.

Nel 1980 Jean-Michel partecipa al Times Square Show, retrospettiva organizzata da un gruppo di artisti e sponsorizzata da Collaborative Projects Incorporated (Colab) e da Fashion Moda, alla quale farà il suo formale debutto newyorkese anche Haring. Questo evento riconosce la nascita di due nuove avanguardie della Grande Mela: la downtown (Neo-pop) e la uptown (rap e graffiti).
La prima mostra personale di Jean-Michel avviene nel maggio del 1981 a Modena, nella galleria d’arte Emilio Mazzoli. Si tratta della prima personale di Basquiat e della prima mostra europea, che viene però accolta negativamente e con sarcasmo dai critici e collezionisti locali.

Nel 1983 stringe una forte amicizia con Andy Warhol, il quale lo aiuta a sfondare nel mondo dell’arte come fenomeno mondiale emergente. I dipinti di Jean-Michel erano caratterizzati da immagini rozze, infantili, facendo riferimento alla Art Brut di Jean Dubuffet. L’elemento che però contraddistingue l’arte di Basquiat è essenzialmente l’utilizzo delle parole, inserite nei suoi dipinti come parte integrante, ma anche come sfondo, cancellate, a volte anche per attrarre l’attenzione dello spettatore.

Nel 1984, insieme ad Andy Warhol e a Francesco Clemente, inizia una serie di collaborazioni, di dipinti a “sei mani” commissionati da Bruno Bischofberger. A scopo artistico personale dipinge un altro ciclo di opere insieme al solo Warhol, eseguendo oltre cento quadri, nei quali è riconoscibile l’apporto di entrambi, e allestendo una mostra comune il cui manifesto presenta in maniera eloquente i due artisti come protagonisti di un incontro di boxe. La boxe era per Basquiat un modo di vivere, e paragonava spesso l’arte ad un ring su cui combattere.

A settembre alcune delle opere eseguite in collaborazione con gli altri due artisti vengono esposte a Zurigo. Proprio nel settembre il New York Times definisce Basquiat “la mascotte di Warhol”: questo fatto, unito all’eccesso nell’uso delle droghe e alla sua progressiva tossicodipendenza da eroina che Warhol non riesce ad arrestare, porta Basquiat a soffrire di frequenti disturbi psichici.

Nel 1987, con la morte di Warhol dovuta ad una mal riuscita operazione alla cistifellea, entra in una violenta fase di tossicodipendenza: il suo forte attaccamento al re della Pop Art, che aveva manifestato fino alla fine, lo conduce all’abuso di eroina per superare il trauma.

Poi inizia un tentativo di disintossicazione che non porterà mai a termine: muore il 12 agosto del 1988, a ventisette anni, per una grave overdose di eroina. Viene soprannominato “il James Dean dell’arte moderna”, essendo riuscito a scalare quel mondo con grande velocità, ma a scomparire in un tempo ancora minore: la stessa sorte toccherà anche all’amico Haring, morto di AIDS due anni dopo, e che il 17 agosto aveva presenziato al suo funerale, insieme a Francesco Clemente ed altri amici, al cimitero di Green-Wood a Brooklyn.

Fonte: Wikipedia

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